Secondo recenti studi,
il 60% delle donne soffre di disturbi che si potrebbero evitare indossando l’abbigliamento intimo corretto. Infatti, certe abitudini di vita, molto diffuse ed apparentemente innocue, possono alterare la microflora e il pH dell’area genitale. Tra le più comuni, l’igiene intima effettuata con detergenti non adatti e l’uso prolungato di salvaslip e capi di abbigliamento che limitano l’areazione di questa zona, incrementando l’umidità e favorendo lo sviluppo di microrganismi patogeni.
La
scelta dell'intimo è quindi molto importante, soprattutto in presenza di
disturbi come le dermatiti e le micosi o in caso di particolare
sensibilità cutanea. In questi casi, andrebbe evitato:
- L'INTIMO COLORATO, soprattutto con coloranti a dispersione;
- L'INTIMO IN FIBRE SINTETICHE (es. microfibra di poliestere, nylon o poliammide) e quello in fibre artificiali (es. viscosa, modal/micromodal, e tutte le fibre che derivano dal riciclo di scarti vegetali o animali come alghe, bamboo, soia, crostacei, etc.) perchè, non assorbendo e/o non cedendo umidità in misura sufficiente, creano un ambiente caldo umido che altera l'equilibrio di cute e mucose e favorisce le infezioni batteriche e micotiche;
L'INTIMO CON TRATTAMENTI ANTIODORE O ANTIMICROBICI "A RILASCIO". Pochi sanno che la maggior parte dell'intimo in fibra sintetica e artificiale (ma anche il cotone, soprattutto se elasticizzato) viene trattato con sostanze antibatteriche "a rilascio" (es. argento, zinco, triclosan) allo scopo di ridurre la proliferazione batterica e il conseguente sviluppo di cattivi odori sul tessuto.
Tali sostanze, che
spesso non sono indicate in etichetta, vengono assorbite gradualmente dalla pelle alterandone la flora microbica residente, che rappresenta la principale difesa di cute e mucose contro l'aggressione dei microrganismi patogeni.